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Il mito della fenice



Seduta sul treno dove tutto scorre veloce, dove l’occhio non cattura mai un paesaggio, dove fa buio dentro una galleria e piove con il sole fuori finalmente puoi pensare, con le cuffie per sentire la musica e chiuderti in quel mondo magico e un po’ doloroso dei ricordi che spesso accantoni in quel lato più nascosto del tuo cuore, per andare avanti, perché in realtà la vita di tutti i giorni è come il treno che sfreccia, tutto passa e nulla trattiene.

Così mentre sento la canzone “the way you look tonight”, colonna sonora della commedia “il padre delle sposa”, fermo in me delle immagini, dei ricordi e mi lascio cullare dalla nostalgia di ciò che non è stato.

Dura poco, poi cambio repentinamente musica, forte ritmica di quella che ti viene voglia di canticchiare e mentre gli altri passeggeri ti guardano ridacchiando tutto cambia.

E l’abbraccio che ti manca te lo danno i tuoi progetti, le tue ambizioni, il tuo lavoro, duro, su te stessa e per te stessa e allora riesci con uno sguardo dal finestrino a fermare per la prima volta una immagine, la TUA, e cominci a sorridere perché sai che finalmente ci sei!


ED È MUSICA DENTRO DI TE.

Ho trovato questo mio pensiero scritto un po’ di tempo fa mentre raccoglievo le idee per il mio blog, sicura che quanto prima avrei realizzato il mio progetto.

Oggi voglio condividere con voi questo pensiero sempre nell’ottica di dare un mio contributo a chi nella vita ha vissuto prove dolorose, momenti di difficoltà.

Davanti ad un dolore si può scegliere, invece di sentire il “lutto”, il dolore che provi, si può fuggire per ottundere il dolore e scappare per coprire quelle sensazioni.


MA NON È NORMALE.

Dobbiamo “provarlo”, farlo nostro, amare odiare soffrire per poter poi rinascere non soffochiamo mai questo! Questo è il mito della fenice.

È da questo dolore che si può creare qualcosa di bello, di nuovo, di perfetto!

Victor Frank, neuropsichiatra e fondatore della logopedia, ha spiegato come “una esperienza traumatica e sempre negativa ovviamente , ma è la reazione alla stessa che ci definisce, lasciando scegliere a noi se rialzarci e riprendere in mano la nostra vita riscorrendo dalle ceneri in un trionfo senza eguali”.

Nella vita, lo sappiamo, di difficoltà e dolori se ne incontrano, la mia esperienza personale è stata dura, offensiva, difficile e oggi, dopo ormai tre anni, posso dire di essere passata dentro quella TEMPESTA.

Quello che mi propongo in questo blog è un obiettivo ben definito: parlare, condividere, sapere che quello che è accaduto a me, è accaduto a tante di noi!

E si comincia a vincere solo ammettendo cosa ci è accaduto senza vergognarsi di parlarne!

Quante volte in questi anni ho desiderato di poter tornare indietro a come ero prima che le cose terribili accadessero, senza capire che proprio quella TEMPESTA mi ha permesso di vedere dentro di me di ritrovare, anzi scoprire, chi veramente io sia.

In fin dei conti anche Dostoevskij diceva che “anche i poveri di spirito diventano più intelligenti dopo un grande dolore”.

Durante le mie letture per trovare una “via d’uscita” mi sono imbattuta nelle diverse modalità di vedere la vita fra le due culture, così ho potuto scoprire che mentre la cultura occidentale tende a nascondere, la cultura orientale fa delle ferite punti di forza e di bellezza, portatrici le ferite di qualcosa di nuovo da cui ripartire.

Così ho imparato ad apprezzare il “valore del dolore” ed ho imparato ad apprezzare le piccole cose ed è per questo che sono qui!


QUALE È STATO IL MIO “ANTIDOTO”?

L’AMOR PROPRIO e LA MIA DIGNITÀ.

Qualcuno ci ha fatto del male?

Non alimentiamo oltre questo dolore perché rafforzeremo la presenza di chi ci ha fatto male.

Così, seduta su quel treno, ho capito che era ora di andare OLTRE, proprio quando la mia dignità ha detto “non ne vale la pena”.
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